di James Wan.
con: Jason Momoa, Patrick Wilson, Yahya Abdul-Mateen II, Amber Heard, Nicole Kidman, Temuera Morrison, Randall Park, Dolph Lundgren, Martin Short, Jani Zhao, Pilou Asbæk, Indya Moore, Vincent Regan, John Rhys-Davies.
Fantastico/Avventura
Usa, Regno Unito, Canada, Australia, Islanda 2023
Con un budget di oltre 205 milioni di dollari e un incasso di circa 430 milioni, "Aquaman e il Regno Perduto" è stato un mezzo flop e rappresenta l'ultimo tonfo della DC Warner, l'ennesima delusione commerciale per il cinema di supereroi, nonché la pietra tombale del DCEU.
Un progetto cinematografico, quello dell'universo DC, nato praticamente morto, senza un piano programmatico che fosse uno (a differenza di quello fin troppo stringente dei rivali della Marvel Studios), con una visione artistica ad opera di Zack Snyder che, per quanto fallata fosse, almeno era una, ma mandata subito alle ortiche dalle politiche dei produttori, spaventati per i folli investimenti richiesti. Con l'esito di una stringa di film che non sono mai davvero riusciti a sfruttare appieno il potenziale di un roaster di personaggi dalla caratura mitologica.
E proprio come "The Flash", anche "Aquaman e il Regno Perduto" è una pietra tombale intagliata, reintagliata e re-reintagliata più e più volte in forza della mancanza di direzione generale del DCEU, mandata poi anch'essa a morire al botteghino in un periodo nel quale gli occhi sono tutti puntati sui futuri progetti targati James Gunn; e che ha finito per raggranellare qualcosa solo grazie alla simpatia suscitata al pubblico cinese, che lo ha ampiamente e a sorpresa premiato.
Come film, questo sequel di quel successo a sorpresa che fu il primo exploit sull'uomo-pesce di casa DC alla fine non è neanche più di tanto disprezzabile. Non è una catastrofe inguardabile come "The Marvels" e "Madame Web", né un filmetto vuoto e tirato su alla bene e meglio come "Blue Beetle" e "Shazam- Furia degli Dei". E', in tutto e per tutto, una sorta di prosecuzione di quanto fatto in precedenza, con James Wan che alza il tiro bene o male su tutto.
Torna la struttura da film d'avventura d'antan, con una serie di scenari nei quali Aquaman e soci si perdono all'inseguimento del mcguffin di turno, un nuovo tridente, questa volta nero. Torna il gusto per la creazione di un mondo nel mondo colorato e ameno, ancora più sfaccettato che prima e più vivo di quanto il Reame Quantico dei rivali sia stato. E torna l'umorismo di grana grossa, con Arthur Curry che da simpatico buzzurro ora diventa un vero e proprio cazzone a ruota libera. Tutto è come prima, ma più grande e eccessivo, a parte gli effetti speciali, che, come per l'exploit sul Velocista Scarlatto, sono scialbi, palesemente falsi, forse anche qui colpa di una post-produzione tagliata di netto.
A rendere la visione piacevole sono così il cast, sempre affiatato, e soprattutto la passione di Wan, che struttura buona parte del film come un vecchio film d'avventura britannico degli anni '70, con tanto di visita sull'isola con gli animali giganti; e infarcisce il tutto con un simpatico gusto per la citazione cinefila, con il look della nave e dell'equipaggio di Black Mantha che riprende quello, ancora oggi notevole, del mai dimenticato "Terrore nello Spazio" e quel simpatico easter-egg da "The Texas Chainsaw Massacre" quando il dottor Shin fotografa il cadavere ibernato.
La storia alla fine vuole anche dare un messaggio ecologista (forse per farsi scusare la figuraccia fatta con il primo film, dove Orm voleva punire gli umani per aver inquinato gli oceani, ma finiva castigato e gli uomini potevano tornare a sversare spazzatura indisturbati) e bene o male ci riesce anche; così come tutto sommato riuscito è il tema della fraternità, con Arthur e Orm che nella migliore tradizione diventano amici... con tanto di rimando esplicito a Thor e Loki.
Alla fine tutto bene o male funziona e la durata non eccessiva rende il film digeribile. Ma si tratta pur sempre di una portata dal sapore quasi insipido, nulla più di un piatto da fast-food da consumare velocemente per poi passare a fare di meglio. Nulla che il cinema commerciale americano non abbia mai fatto, persino con risultati peggiori, ma davvero troppo poco per suscitare davvero enstusiasmo.
Tanto che forse l'opera di ristrutturazione con preventivo abbattimento totale effettuata da Gunn ha anche motivo di esistere. Forse è ora di ripensare il cinema dei supereroi facendolo tornare alle ambizioni che aveva cinquant'anni fa. E si spera che questa volta si riesca a fare di meglio di quanto fatto con il DCEU.
Speriamo che i film di supereroi tornino ad essere quello che erano, invece di monopolizzare produzioni e cinema: lo fanno ormai da troppi anni..
RispondiEliminaMonopolizzazione che ha portato alla creazione di prodotti in serie. Ma visti i numeri, credo che il loro tempo (almeno in questa forma) sia finito.
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