sabato 16 marzo 2013

Biancaneve nella Foresta Nera

Snow White: a tale of terror

di Michael Cohn

con: Monica Keena, Sigourney Weaver, Sam Neill, David Conrad.

Fantastico/Horror

Usa (1997)















Si sa che le fiabe classiche hanno un sostrato orrorifico neanche troppo velato; nonostante l'operazione di edulcorazione attuata prima da fratelli Grimm e poi da decenni di film Disney, la base cupa e sensuale di fiabe quali Biancaneve o Cappuccetto Rosso è avvertibile perfino dallo spettatore meno smaliziato; nel corso degli anni non sono mancate riletture horror dei classici, basti pensare al magnifico "In Compagnia dei Lupi" di Neil Jordan, che nel 1984 rileggeva la favola di Cappuccetto Rosso in chiave adolescenziale e splatter; in tempi recenti non sono mancati tentativi del genere, tutti andati a vuoto: pellicole come "Beastly" o "Cappuccetto Rosso Sangue", nate sulla falsariga del successo di "Twilight", non sono riuscite a rinverdire i fasti di un filone purtroppo poco frequentato dal cinema, rivelandosi come filmetti genuinamente trash.
Guardandosi indietro appare strano vedere come nel 1997 un'operazione simile a quella di Jordan fosse stata tentata da Hollywood già prima che le riletture di miti e leggende generassero fanchise milionari: "Biancaneve nella Foresta Nera" è infatti il primo tentativo operato da un major (la Polygram, che all'epoca non era ancora caduta in disgrazia) di trasformare una fiaba conosciuta da milioni di persone in un horror adolescenziale vero e proprio.


 

La storia è sempre quella: Biancaneve, alias Lily Hoffman (Monica Keena, all'epoca davvero adolescente e prima di gonfiarsi il seno per "Freddy vs. Jason") è un'orfana che vive con il ricco padre (Sam Neill); la sua vita cambia all'arrivo della matrigna Claudia (una splendia Sigourney Weaver) che, invidiosa della bellezza della ragazza, cerca in tutti i modi di ucciderla.
La fiaba diviene romanzo di formazione: la protagonista, scampata alla morte, anzicchè imbattersi nei sette paffuti nani minatori, viene sequestrata da sette tagliagole sfregiati e si invaghisce di uno di loro; Lily, nelle intenzioni degli autori, dovrebbe essere l'incarnazione dell'adolescenza, sospesa tra l'amore per il genitore maschio, la rivalità edipica per la matrigna, l'attrazione per il bel principe (qui un medico a lei promesso sposo) e l'oscuro e vissuto bandito e la scoperta della parte più feroce e cupa della vita, simboleggiata dalla foresta nera in cui si perde. Peccato che non tutto funzioni: la sceneggiatura non enfatizza abbastanza tali temi, che vengono relegati talvolta a mere linee di dialogo, come quello in cui Lily scopre il perchè i 7 siano dei reietti; ogni approfondimento di temi e situazioni viene, così, categoricamente negato: chi è davvero Claudia? Da dove derivano i suoi poteri magici? Nulla viene spiegato o lasciato intuire.





Tantomeno vengono risaltati gli aspetti più genuinamente orrorifici, come la necrofilia e le morti nel castello, se non nell'ultimo atto, dove però vengono usati come mero pretesto per creare tensione; la regia, dal canto suo, non è d'aiuto: scolastica ed imprecisa, non riesce a creare tensione nè a dare risalto alla spettacolarità di scenografie e paesaggi; solo a tratti riesce a creare immagini evocative, come nella scena dell'altare nel bosco o in alcuni passaggi del finale, dove si rifà ai classici della Hammer degli anni'60; questo perchè il regista, Michael Cohn, è un semplice mestierante, che di lì a poco scomparirà dalle scene e che non ha nulla della visionarità onirica di Neil Jordan, della forza fantasmagorica di Terry Gilliam o del gusto del macabro di Tim Burton.
Questo Biancaneve è, in definitiva, un film sterile, che riesce ad intrattenere, ma non a coinvolgere; ed è un peccato: nelle mani di autori più capaci sarebbe potuto benissimo diventare una pellicola di culto.

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