di Ronnie Yu
con: Robert Englund, Ken Kirzinger, Monica Keena, Jason Ritter.
Commedia/Horror
Usa (2003)
L'horror americano è un genere quantomeno curioso: nato negli anni '30, per mano della Universal con l'intento di spaventare le platee di ogni estrazione sociale con leggende e mostri di origini europee e dalla solida impostazione teatrale, si è ben presto trasformato in una fucina di veri e propri franchise amati dal pubblico di ogni età; l'incarnazione più singolare che si è avuta già in questo primo periodo è sicuramente quella del "Monster Mash": prendere le icone orrorifiche più amate (Dracula, l'uomo lupo, il mostro di Frankenstein) e farle scontrare l'uno contro l'altro in battaglie all'ultimo sangue; l'intento di spaventare lo spettatore cede così il passo alla pura spettacolarità e all'intrattenimento; appare dunque normale che tale pratica sia caduta in disuso a partire dagli anni '70 e dalla "rigenerazione" liberal che il genere ha subito a seguito del mitico "La Notte dei Morti Viventi" (1968); e di fatto le icone del nuovo horror come Leatherface, Jason, Michael Myers et similia non si sono mai scontrate sul grande schermo, ma solo nel mondo dei comics; questo finchè nel 2003, dopo dieci anni di gestazione, arriva sullo schermo questo "Freddy vs. Jason", dove i due pesi massimi dello slasher anni '80 si confrontano in un duello all'ultimo smembramento.
La trama di tutta l'operazione poggia su di una premessa alquanto originale: gli abitanti di Springwood, dopo due decenni di massacri di teen-agers, sono finalmente riusciti a sconfiggere il demone dei sogni Freddy Krueger (interpretato al solito dall'ormai mitico Robert Englund) cancellandone la memoria; il povero Freddy è così costretto a reclutare Jason (Ken Kirzinger, che qui sostituisce il veterano stunt Kane Hodder) per massacrare a suo nome gli adolescenti nella realtà fisica; ben presto il piano gli sfugge di mano e Jason comincia a massacrare vittime a suo puro piacimento.
Ammettiamolo: Freddy Krueger riusciva a spaventare davvero solo nel primo "Nightmare-Dal Profondo della Notte" (1984), dove era descritto come l'uomo nero per eccellenza, un pedofilo redivivo che uccideva le proprie vittime nei sogni; nel corso degli anni si è tramutato in un vero e proprio saltimbanco dello splatter, che deve la sua iconicità più allo humor nero con cuoi uccide che alla paura generata dalle pellicole di cui era protagonista; quanto a Jason è sempre stato poco più di un clone del Michael Myers di "Halloween- La Notte delle Streghe" (1978), da cui eredita la prestanza fisica, la mancanza di parola e l'invincibilità; riguardo lo slasher horror va detto che dopo due decadi di cloni ed epigoni di "Non Aprite Quella Porta" e "Black Christmas" e la trilogia parodistica di "Scream" il filone ha esaurito totalmente le idee. Come dare, dunque, dignità ad una pellicola che già sulla carta si presentava come una sterile operazione commerciale per i soli fans? Semplice: ironia a palate; già nello script, più volte rimaneggiato nel corso degli anni, si avverte la voglia di intrattenere facendosi beffe dei personaggi umani.
Questi, infatti, sono gli stereotipi dello slasher gonfiati a dismisura: la final girl vergine e complessata, il macho bello ed incompreso, il verginello, il buffone, ecc... tutti ruoli visti più e più volte in 7 film di "Nightmare" e in 10 di "Venerdì 13" e che qui vengono presentati per quel che sono: pura carne da macello; ogni uccisione diviene un'iperbole: il regista Ronny Yu (già autore del simpatico "La Sposa di Chucky" e che l'hanno dopo, tornato ad Hong Kong, avrebbe diretto lo splendido "Fearless" con Jet Li) ci fa capire già dalle prime scene che il suo solo intento è quello di intrattenere lo spettatore con il sangue e l'umorismo; largo allora a nasi volanti, colli arrotolati, corpi spezzati in due e vittime scaraventate contro alberi manco si fosse in un cartoon di Willy il Coyote, il tutto condito dalle battute sardoniche di un Freddy Krueger qui elevato a mattatore e dalla presenza fisica di un Jason che diviene essa stessa arma di distruzione (la morte del poliziotto è da antologia); quando i due titani si scontrano, poi, il divertimento è assicurato: i duelli sono coreografati alla perfezione, con botte da orbi ed arti staccati; da rotolarsi, in particolare, la scena del sogno in cui Freddy trasforma Jason in una pallina da flipper: gli estimatori di Carpenter e Bava rideranno due volte e di pura pancia nel vedere il gigante yankee sballotato come un pupazzetto.
"Freddy vs. Jason" è questo: una pellicola di poche pretese, che riesce ad intrattenere alla perfezione rinverdendo i fasti del Monter Mash; ed è un peccato che non abbia avuto seguiti: un "Michael Myers vs. Jason vs. Pinehead vs. Freddy vs. Chucky" sarebbe stato molto più divertente da vedere rispetto agli scialbi "Aliens vs. Predator" e all'orda di torture porn che a partire da "Hostel" (2004) ha invaso le sale.
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