giovedì 21 marzo 2013

La Mosca

The Fly

di David Cronenberg.

con: Jeff Goldblum, Geena Davis, John Getz, Joy Boushel, Leslie Carlson.

Horror/Drammatico

Usa, Canada, Inghilterra (1986)













Nella prima metà degli anni '80, David Cronenberg è un cineasta che ha al suo attivo una scia di successi commerciali e di critica, l'ultimo dei quali, "La Zona Morta", lo ha portato ad Hollywood sotto l'ala protettiva di Dino De Laurentiis. E proprio sulla falsariga di questo suo ultimo exploit che il grande regista canadese sceglie la sua prossima opera, un adattamento del racconto di Philip K. Dick "We can remember it for you wholesale" messo in cantiere dallo stesso De Laurentiis per bissare il successo della loro precedente collaborazione.
Ma le cose non vanno per il verso giusto: avviata la produzione, regista e produttore si rendono conto di avere piani ben diversi ed il primo abbandona il progetto, il quale si arena e sarà completato solo nel 1990 da Paul Verhoeven sotto l'egida di Mario Kassar e Andrew G.Vajna, con il nome di "Total Recall".
Cronenberg può così prendere parte ad un'altra grossa produzione, inizialmente declinata a causa del progetto dickiano, ossia il remake del classico horror "The Fly" del 1958 (giunto in Italia con il titolo "L'Esperimento del Dottor K.", benché non ci fosse nessun "Dr. K" tra i protagonisti), avviato dal produttore Stuart Cornfeld e foraggiato da Mel Brooks, ossia la stessa coppia che giusto qualche anno prima aveva creato "The Elephant Man" assieme a David Lynch.
Il risultato è il saggio definitivo sul concetto di "Body Horror", una pellicola ancora oggi sconvolgente, ma anche incredibilmente toccante.


Alla base di tutto c'è il racconto omonimo di George Langelaan. Pubblicato nel 1957 su Playboy, viene immediatamente acquistato nientemeno che dalla 20th Century Fox, la quale mette subito in produzione un adattamento il cui script viene affidato al romanziere James Clevell. Un adattamento dal budget in teoria piccolo, in realtà di tutto rispetto per quello che dovrebbe essere un semplice B-Movie; tanto che il film viene persino graziato da una sgargiante fotografia a colori ed in cinemascope, caso più unico che raro, oltre a comprendere un ottimo cast: i grandi caratteristi Herbert Masrshall e Kathleen Freeman, ma soprattutto Vincent Price nei panni del fratello del protagonista, il quale da qui inaugura la sua florida carriera di icona del cinema horror (benché non fosse il suo primo ruolo in una pellicola del genere).




Nel racconto originale e in questa sua prima incarnazione filmica, la storia vede il dr. Delambre (Al Hedison), geniale scienziato che lavora nel campo dell'elettronica, creare un rivoluzionario sistema di teletrasporto. Ma non tutto va per il verso giusto, come da copione: provato il macchinario su se stesso, si ritrova la testa e il braccio sinistro di una mosca, inavvertitamente entrata nella camera di trasporto. Divenuto una creatura mostruosa e perso in un limbo di follia, decide di suicidarsi con l'aiuto della moglie, la quale racconta l'incredibile vicenda al di lui fratello (Price).




Storia perfetta figlia dei propri tempi, che si configura come un apologo tecnofobico sui pericoli di una scienza priva di frena inibitori, la quale crea solo mostri, distruggendo le vite degli innocenti. A rivederlo oggi (così come trent'anni fa), questo piccolo classico è invecchiato malissimo, stretto tra le pastoie di una scrittura ed una messa in scena di stampo teatrale. A colpire semmai è l'inventiva negli effetti speciali, con la maschera dell'uomo mosca ancora oggi notevole, nonché la bella fotografia, che restituisce alla perfezione i dinamici cromatismi degli occhi dell'insetto.




Ottenuto il pieno controllo dello script, Cronenberg fa sua la storia e ne esaspera i toni. Laddove l'incidente nel film originale porta ad uno scambio di corpi automatico, in questo remake si assiste ad una trasformazione graduale e dolorosa del protagonista, ribattezzato Seth Brundle; e laddove il tono dell'originale era quello di un dramma famigliare, Cronenberg tinge la vicenda con i colori della love-story dannata, rendendola estremamente coinvolgente.
La mutazione è ora un processo in itinere. Laddove nei primi film cronenberghiani questa avveniva nell'antefatto o fuori scena (eccezion fatta per il solo "Videodrome", dove però questa sconfinava dai semplcii territori corporali), adesso assistiamo al suo disvelarsi in maniera diretta ed integrale, dal suo incipit, apparentemente innocuo e anzi benigno, fino al suo mortuoso stadio finale.
Ma il corpo di Seth Brundle, a differenza di quanto ci si potrebbe aspettare, non diventa un mero ibrido uomo-insetto, non una semplice congiunzione tra gli elementi caratteristici delle due specie. Brundle diventa una nuova forma di vita, né uomo, né insetto, nè mero ibrido tra i due, un essere genuinamente alieno rispetto alla biologia canonica, non uno stadio evolutivo ulteriore, quanto una mistificazione impazzita.




Mutazione che ha le forme di un processo di decadimento lento e costante. La trasformazione porta un beneficio iniziale, dato dal surplus di energia e da una sorta di super-forza che cominciano a cambiare anche le abitudini mentali del protagonista, il quale diviene esaltato, nelle sue parole come sotto gli effetti di una droga benigna,;la quale lascia però subito il posto alle conseguenze più disumane.
Il processo trasformativo porta ad una degradazione che si manifesta con la debolezza del corpo, nonché tramite la perdita delle appendici inutili. Il corpo si disfà, cade a pezzi verso una forma nuova, ma non ne acquisisce veri benefici. Al contempo la mente si deteriora verso una forma di pazzia: laddove l'esperimento del teletrasporto nasce non da una vena folle, ma lucida, la pazzia si insinua poco alla volta nella mente di Brundle, decretandone la definitiva morte e rinascita anche interiore, una "nuova carne" nuovamente totalizzante.


Decadimento che porta alla lettura del body horror come parabola sulla malattia. Facile è stato, alla sua uscita, vedere nel film una disanima dell'HIV, citata anche nei dialoghi; ma la portata è altresì più generica e universale e ben può essere vista come una rappresentazione della fase terminale di un tumore. Non per nulla, nell'ultimo stadio il corpo della "BrundleMosca" viene letteralmente invaso da una serie metastasi che lo trasformano in una massa tumorale semovente. La sua mutazione così è al contempo massima espressione del body horror e sua perfetta antitesi, poiché più che il genuino orrore dato dalla trasformazione del suo corpo, Cronenberg usa il personaggio per comunicare un senso di angoscia pietosa, quella di un malato che suo malgrado è chiamato a vivere un travaglio fisico ed emotivo non voluto.
Il sesso, in questo suo testo, è per Cronenberg foriero anch'esso di orrore mal sopito, della paura del contagio, di nuovo metafora delle malattie veneree e dell'HIV, eppure mai come ora messo ai margini di un racconto che si focalizza maggiormente sulla malattia in sé stessa, la quale trova anche le forme di una gravidanza non voluta, l'incubo di una progenie mutante che invade anche il corpo non direttamente toccato dal male.



A coronare la perfetta riuscita del film, ci pensano poi gli ottimi SFX di Chris Walas (che già aveva creato per Cronenberg la mitica testa che esplode in "Scanners" e giusto un paio di anni prima aveva dato vita ai mostriciattoli di "Gremlins"), che negli anni non hanno perso un grammo della loro efficacia, oltre che la perfetta alchimia tra Jeff Goldblum e Geena Davis, all'epoca coppia anche fuori dal set. Goldblum, in particolare, aggiunge i movimenti scattosi al personaggio, le sue contrazioni muscolari involontarie che lo rendono appunto simile ad una mosca, donando un'ulteriore aura di verosomiglianza alla situazione.




Il filone del Body Horror raggiunge così la sua vetta estrema e Cronenberg firma un dramma horror indimenticabile. Il quale chiude anche una fase della sua carriera: il successivo "Inseparabili" ne inaugurerà un'altra, più lontana dai canoni del cinema "di genere" e ancora più personale.

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