martedì 26 marzo 2013

Upside Down

di Juan Solanas

con: Jim Sturgess, Kirsten Dunst, Timothy Spall, James Kidnie.

Fantastico/Romantico

Canada, Francia (2012)












Ci si stupisce spesso, negli ultimi anni, di come la fantascienza sia regredita da "genere" vero e proprio, adulto e metaforico, a mero pretesto per mostrare deliri estetici del tutto fini a sè stessi ("Avatar" del 2009), scene d'azione sciatte e grezze ("Lockout" del 2012) o storiucole da due soldi atte esclusivamente ad intrattenere lo spettatore, senza dargli alcun tipo di contenuto effettivo ("Looper", sempre del 2012); "Upside Down" è uno dei rari casi in cui le tre categorie elencate si fondono perfettamente, senza riuscire a dare nulla di nuovo o di semplicemente valido.


La premessa alla base del film è stuzzicante e originale: esiste, da qualche parte nell'universo, uno strano mondo formato da due pianeti gemelli, le cui gravità si attraggono reciprocamente; gli abitanti del "Mondo di Sopra" sono ricchi e prosperi, quelli del "Mondo di Sotto" sono sfruttati per il benessere dei primi; il giovane Adam Kirk (Jim Sturgess), abitante del Mondo di Sotto, conosce da bambino la bella Eden (Kirsten Dunst), che invece viene dal Mondo di Sopra, e se innamora perdutamente; i due cominciano una tormentata storia d'amore: i rapporti tra gli abitanti dei due mondi sono proibiti; separati dalle autorità, i due ragazzi si perdono di vista per 10 anni, trascorsi i quali Adam rivede per caso la sua innamorata e decide di fare di tutto per tornare da lei.


Gli intenti del regista Juan Solanas (qui al suo secondo lungometraggio di finzione) sono chiari fin dall'inizio: ipnotizzare gli occhi e la mente dello spettatore con le evocative immagini del mondo da lui creato e, al contempo, scaldarne i cuori con la storia, romantica e disperata, dei due protagonisti; di queste intenzioni, però, nessuna giunge a vero compimento.
L'estetica del film è puramente derivativa: gli esterni sono presi pari pari dalle illustrazioni del mitico Moebius, i cui paesaggi onirici ed impossibili vengono meccanicamente riproposti su schermo; gli interni, invece, risentono del lavoro fatto da Syd Mead su "Tron" (1982) e sopratutto del cult di Geroge Lucas "THX 1138- L'Uomo che Fuggì dal Futuro": le linee essenziali del primo e le atmosfere asettiche del secondo vengono letteralmente saccheggiate da Solinas per la creazione della sua "Transwolrd Corp.".


Il peccato veniale dell'estetica del regista è però un altro e ben più grave: l'abuso, sfacciato ed autocompiaciuto, della computer graphic; il film è girato quasi totalmente in blue screen e pesantemente ritoccato dalla color correction; il risultato è semplicemente finto: tutte le luci, i cromatismi e gli effetti ambientali risultano falsi, appiccicati su schermo per creare un effetto spettacolare che, paradossalmente, viene a mancare del tutto; la mancanza di scenografie fisiche, assenti per la quasi totalità del film, impedisce ai personaggi di interagire con il paesaggio, che diviene mero sfondo delle loro azioni, come se fossero dei semplici cartonati appiccicati alle spalle degli attori; i panorami dei "Mondi Gemelli", per quanto il regista si sforzi, non raggiungono il grado di spettacolarità di un qualsiasi film dal vivo, come potrebbe essere ad esempio in un film di Herzog, autore che, al contrario di Solanas, sapeva rendere spettacolare la natura, in tutta la sua purezza e maestosità, senza ricorrere a trucchetti in post-produzione.


Il regista, inoltre, dimostra più volte la sua totale incapacità di concepire una visione emozionante o anche semplicemente coerente: a tratti il film sembra diventare un videogioco su pellicola, sia a causa della falsità delle immagini, sia per le strambe coreografie (come nella scena della fuga alla fine del secondo atto, che sembra uscito da un platform game); dove sia il Cinema, inteso come mezzo di espressione con una formula estetica autonomia, in tutto questo è un mistero; le "regole fisiche" del mondo, inoltre, sono contraddittorie e del tutto arbitrarie: perchè i soggetti di un mondo sottostanno esclusivamente alla sola gravità del mondo di appartenenza? perchè prendono fuoco dopo un ora se a contatto con la gravità opposta? E sopratutto: perchè questa autocombustione tarda ad arrivare nei momenti più importanti del film, come nella scena del primo incontro al locale?
La storia d'amore, fulcro della pellicola, è banale e scontata: i due innamorati sono i classici Romeo e Giulietta della situazione, il cui amore tormentato alla fine trionfa alla faccia di tutto e di tutti; la drammaticità della relazione perde di qualsiasi valenza, poichè l'autore si dimentica di darle un contesto adeguato; il mondo in cui i personaggi si muovono è sciatto: vorrebbe essere una sorta di versione alternativa della distopia di Kafka, con spruzzate di critica verso la brutalità della polizia di frontiera americana, ma non riesce mai a spaventare o anche semplicemente a sembrare cupo; questo perchè, in sede di sceneggiatura, Solanas si dimentica totalmente di dare una spiegazione alla dicotomia tra i due mondi, di approfondire alcuni temi toccati, quali lo sfruttamento del lavoro e la cattiveria del ricco; tutto viene subordinato alla love story tra Adam e Eden, che si consuma, così, inutilmente tra smancerie e risvolti comici triti e ritriti.



"Upside Down" è una pellicola tronfia e malriuscita: il perfetto esempio di come il cinema fantastico odierno si sia ridotto a mero pretesto per storielle da due soldi, ignorando completamente temi ben più seri ed importanti (la ricerca della verità, la distruzione dei tabù, la lotta per la sopravvivenza e l'affermazione della dignità umana) che regrediscono a meri orpelli.

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