venerdì 22 marzo 2013

Heavy Metal

di Gerald Potterton

Animazione/Surreale

Canada (1981)





















Inaugurata nel 1974 e pubblicata sino al 2006, “Métal Hurlant” è stata la più importante rivista fantascientifica della storia, per quel che riguarda il mondo dei fumetti. Fondata da Moebius assieme all'amico e collaboratore Philippe Druillet (con lo pseudonimo di “Les Humanoides Associés”), ha ospitato storie di grandi artisti e nomi noti del fumetto, come, oltre lo stesso Moebius, Enki Bilal e Milo Manara. Tema centrale in tutte le storie era dato dall'ambientazione visionaria dei singoli racconti, che si svolgevano in futuri distopici o post-apocalittici o mondi estranei di stampo fantasy o hard sci-fi. La parola d’ordine, in merito al materiale da pubblicare, era una sola, ossia la completa libertà dei singoli artisti nel raccontare e ritrarre i propri personaggi e le relative azioni.
I racconti presentati erano così caratterizzati, oltre che dallo stile visionario, da una componente irrimediabilmente “adulta”, data dal tasso di violenza ed erotismo, sempre marcati. Non si trattava, d'altronde, di una pubblicazione per infanti, ma per appassionati di fantascienza e fantasy di tutte le età.



Successo immediato sin dai primi numeri, “Métal Hurlant” trovò anche un adattamento negli Stati Uniti, dove fu ribattezzata “Heavy Metal”. Inaugurata nel 1977, questa versione anglofona della creatura di Druillet e Moebius ha permesso ai lettori statunitensi di scoprire non solo le storie degli autori originali, ma anche di nuove leve che trovavano presso la stessa una fonte essenziale per affermarsi sul panorama del fumetto indipendente, lontano dalle restrizioni proprie di quello mainstream.



Acquistata da Kevin Eastman nel corso degli anni ’80, “Heavy Metal” fu in realtà fondata ed edita, nei primi anni della sua vita editoriale, niente meno che dai National Lampoon, ossia da quel gruppo di autori che sdoganò l’umorismo satirico e distruttivo in tutti gli Usa. Le storie visionarie e adulte del magazine ben si sposavano con lo humor selvaggio della casa editrice e la rivista ottenne un buon seguito da parte del pubblico.



Successo che portò persino alla creazione di un lungometraggio omonimo: datato 1981, “Heavy Metal” è figlio delle visioni, acide e distruttive, di quel gruppo di comici e artisti che trovò fortuna proprio grazie a National Lampoon, ossia, in primis, Ivan Reitman e Harold Ramis, i quali, reduci dal successo di “Animal House”, decisero di dar vita ad un film che omaggiasse non solo il tono e le storie della versione americana, ma anche e forse soprattutto dell’originale europeo. Il risultato, pur lungi dall’essere perfetto, è tuttavia un film divertente e audace.



Affidata la regia generale a Gerald Potterton, Reitman, nelle vesti di produttore, immagina un film ad episodi, dalla struttura del tutto simile a quella della rivista. Ogni episodio, 8 in totale, è così scritto e diretto in autonomia da un pugno di affiatati artisti, tra i quali spiccano Dan O’Bannon e, soprattutto, lo stesso Moebius, che cura l’ultimo episodio, “Taarna”, non solo il più bello e riuscito dell’intera antologia, ma anche il più visionario e visivamente curato, dalle animazioni fluide e dai colori sgargianti.



Ogni episodio ha una storia a sé stante; tutti e 8 sono unificati dal mcguffin del “Loc-Nar”, una sfera color smeraldo senziente, che afferma di essere l’incarnazione di tutti i mali e che finisce per causare il caos, in un modo o nell’altro, in tutti i mondi che visita.
Come è facile intuire, non tutti gli episodi hanno lo stesso valore. Tolto “Taarna”, quasi tutti gli episodi risultano scontati nella storia, che pur riprendono talvolta le pubblicazioni originali della rivista. Non c’è, il più delle volte, vera sorpresa nelle trame e la qualità dell’animazione varia da episodio ad episodio, mantenendosi, per fortuna, sempre su livelli accettabili.
“Heavy Metal” cade così nella stessa trappola che molti dei racconti che ospita, in entrambe le sue incarnazioni, finiscono per attivare, ossia un’immaginazione selvaggia, adulta e affascinante messa al servizio di storie basilari e poco riuscite, rendendo il tutto barocco e, talvolta, sterile.
Tuttavia, sarebbe ingiusto bollare lo sforzo umano e finanziario dietro tutta l’operazione come vano. 



L’antologia creata da Reitman e soci è tutto sommato divertente, oltre che incredibilmente visionaria. La fantasia è al potere, una fantasia adulta, che si fregia di elementi erotici e violenti in modo esuberante, ma mai fastidioso e, soprattutto, che riesce a intrattenere a dovere per tutta la sua durata.
Impossibile non amare l’episodio “Captain Sternn”, nel quale l’ufficiale lestofante viene perseguitato da un teste reso un gigante arrabbiato dal Loc-Nar, in un inseguimento folle e pregno di humor nero. O non restare scioccati davanti a "B-17" e ai suoi non-morti scheletrici. 


Se la visione riesce a intrattenere il merito, oltre che degli autori, è dovuto anche alla bella colonna sonora, che si fregia di pezzi dei Black Sabbatth, Blue Oyster Cult, Nazareth, Cheap Trick e Devo, tra gli altri.
Una visione, quella del film, divertente e divertita, che lascia poco a fine proiezione ma che incanta per i suoi 86 minuti di durata. Tanto che l'epiteto di "cult" che la pellicola ha guadagnato nel corso degli anni, per una volta non pare davvero esagerata.


EXTRA
Nonostante gli incassi non esorbitanti, “Heavy Metal” ha avuto, nel corso degli anni, almeno altre due incarnazioni.
La prima è il film “Heavy Metal 2000”, uscito nell'anno del titolo. Basato su di un racconto di Kevin Eastman, è un piccolo film di fantascienza adulta che fa da pseudo-remake dell’ultimo episodio del film originale. Nei panni della protagonista troviamo Julie Strain, statuaria modella moglie di Eastman; tra i doppiatori spunta persino Billy Idol.



Il film ha avuto un discreto successo, tanto che l’anno successivo uscì un seguito, questa volto sotto forma di videogame: “Heavy Metal F.A.K.K. 2”.



Trasmessa tra il 2012 e il 2013, “Metal Hurlant Chronicles” è una serie antologica che si ispira alle storie e all’arte di entrambe le riviste, con storie inedite e affascinanti. Nel cast figurano Michael Jai White, Scott Adkins, Rutger Hauer e la bellissima Kelly Brook.

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