di David Cronenberg
con: Oliver Reed, Samantha Eggar, Art Hindle, Henry Beckman, Susan Hogan, Nuala Fitzgerald, Robert Silverman.
Thriller/Horror
Canada (1979)
---CONTIENE SPOILER---
Dopo aver confermato il suo talento con "Rabid" e aver conseguentemente ottenuto un nuovo successo commerciale, Cronenberg attraversa una fase oscura nella sua vita privata; il suo matrimonio è in pezzi ed il procedimento di divorzio lo porta a scontrarsi con l'ex moglie, della quale scopre un lato oscuro sino ad allora ignorato.
Come ogni grande artista, decide di rielaborare questa sua esperienza personale fondendola con la sua filosofia del body horror e della mutazione, creando una storia che gli permetta di sfogare le emozioni represse. Nasce così lo script di "The Brood", che trova immediata fortuna nel circuito produttivo. Ma questa volta il grande autore decide di allontanarsi dalla Cinépix e cambiare crew, rompendo il sodalizio con Ivan Reitman ed inaugurandone uno nuovo con il produttore Pierre David, che lo assisterà sino a "Videodrome".
Con un budget ancora più consistente, Cronenberg riesce ad assumere la star Oliver Reed, nonché la bella Samantha Eggar, oltre che ad iniziare un'altra collaborazione essenziale per la sua carriera, quella con il compositore Howard Shore, che da qui in poi curerà ne musiche di praticamente tutti i suoi film successivi (eccezion fatta per "La Zona Morta"). E questo suo terzo lungometraggio è nuovamente un'evoluzione diretta di quanto fatto in precedenza, quasi un punto d'arrivo nella primissima fase della sua carriera.
Frank Carveth (Art Hindle) è un uomo comune che viene pian piano risucchiato in un incubo. Con la moglie Nola (Samantha Eggar) sottoposta alle cure sperimentali del sinistro dottor Hal Raglan (un Oliver Reed al solito eccezionale), fautore di un metodo sperimentale che porta a manifestare somaticamente le emozioni, deve prendersi cura della figlioletta Candy. Ma intorno a lui cominciano a consumarsi degli strani omicidi...
L'indagine di Cronenberg si sposta leggermente verso l'interiorità psichica, in particolare sul rapporto tra questa ed il corpo fisico. La cura di Raglan, denominata "psicoplasmia", consiste nel dare sostanza fisica a tutte le emozioni represse, che si manifestano sulla carne, fino a prendere una forma indipendente, come escrescenze tumorali che viziano il corpo ospite. O, come nel caso di Nola, fino a divenire esseri separati dal corpo originale, una nuova vita che esiste come pura manifestazione esteriore delle devianze psichiche di chi l'ha generata.
Le creature deformi generate dal corpo di Nola non sono vive nel senso specifico del termine, non sono dotate di organi sessuali, né vengono concepite per via sessuata (da cui anche la mancanza dell'ombellico). Sono delle metastasi ultranee rispetto al corpo originario che seguono le emozioni come input, andando a distruggere l'oggetto dell'odio della generante.
Un odio che affonda nei traumi repressi, andando a colpire in primis la figura materna, distruggendo l'organismo che da la vita e che la distrugge, che opprime la psiche con comportamenti riprovevoli che ingenerano i traumi primordiali. In secondo luogo, quella paterna, con l'annichilimento totale del nucleo famigliare classico, foriero di tutta la negatività primigenea soggettiva.
Quella di Nola è al contempo una patologia generica e specifica. Trova la fonte in una condizione preesistente all'oepra di Raglan, che la portava a somatizzare le emozioni sfogandole sotto forma di bubboni (e che inavvertitamente trasmette anche alla figlia, come rivelato nell'ultima scena). L'emozione è quindi carne già di per sé, l'esternazione è naturale, non mutazione, almeno nelle fasi inziali. Da cui consegue l'esasperazione dovuta all'azione esterna, che fa evolvere tale condizione al livello successivo, un mero fattore endogeno che trova una semplice spinta ulteriore.
Da cui consegue la posizione moralmente e narrativamente ambigua di Raglan: scienziato illuminato che finisce per perdere il controllo della sua opera (come Keloid) o folle che decide deliberatamente di insistere in un'attività nociva (come Hobbes)? Forse entrambi, forse nessuno dei due, quel che conta è la sua azione, la sua spinta oggettiva verso la perdita di controllo da parte della paziente e la sua volontà di studiarne gli effetti.
La figura di Frank Carverth è invece volutamente piatta. Sorta di erede del Hart Reed di "Rabid", è un compagno che assiste alla mutazione altrui, un punto di vista pressocché totale sulla storia che funge più che altro da spettatore e da alter ego dello spettatore medesimo, limitandosi a reagire agli eventi senza riuscire mai davvero ad influenzarli.
Rispetto ai due lungometraggi precedenti, questa fonda Cronenberg fonde le istanze del body-horror con una struttura da thriller vero e proprio, con una tensione che cresce di volta in volta nelle singole scene e nel racconto in generale. Alle prese con un registro preciso, si dimostra a suo agio e riesce a trasmettere la giusta suspanse, anche grazie alle note di Shore, che creano la giusta atmosfera per una storia torbida e disturbante. Abbandona inoltre il modello romeriano lasciando la storia confinata alle vite dei soli protagonisti e trovando così un'ulteriore istanza di originalità
"The Brood" riesce così a convincere sia nella forma che nella sostanza, un ulteriore passo in avanti per Cronenberg, che sviluppa ulteriormente la sua riflessione filosofica e affina a dovere il suo senso stilistico.
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