The Hobbit- An Unexpected Journey
Di Peter Jackson
Con: Martin Freeman, Ian McKellen, James Nesbitt, Richard Armitage, Ian
Holm, Cate Blanchett, Hugo Weaving, Christopher Lee, Elijah Wood,
Sylvester McCoy, Andy Serkis, Lee Pace, Benedict Cumberbatch.
Fantasy/Avventura
Usa, Nuova Zelanda (2012)
Nove anni dopo il trionfo nelle sale de "Il Signore degli Anelli- Il
Ritorno del Re", Jackson torna nella Terra di Mezzo tolkieniana
dirigendo il prequel della famosa saga dell'anello; proggeto dalla
genesi travagliata: avviato a metà del decennio scorso dalla MGM, per la
regia di Guillelmo Del Toro, subì uno stop impovviso a causa dei
problemi finanziari della major; tornati i diritti in mano alla New
Line, fu riaffidato al regista neozelandese, il quale, durante le
riprese, decise di aggiungere allo script originario, basato
sull'omonino romanzo, delle parti tratte dall'appendice de Il Signore
degli anelli; il risultato è una nuova trilogia che costituirà il punto
di partenza effettivo della narrazione della vecchia trilogia: di
fatto questo primo film comincia in medias res con la stessa scena con
cui si apriva "La Compagnia dell'Anello".
60 anni prima dell'inizio
del viaggio verso Mordor, Bilbo Baggins (Martin Freeman) è un hobbit
pigro e pantofolaio, la cui vita lenta e paciosa viene sconvolta
dall'arrivo dello stregone Gandalf (Ian Mckellen), che lo coinvolge in
un'impresa ai limiti dell'impossibile: riconquistare il regno sotteraneo
di Erebor, sottratto dal drago Smaug ai nani anni prima; Bilbo,
all'inizio riluttante, s'imbarca nell'avventura unendosi alla compagnia
di nani giudati da Gandalf e dal re nano Thorin (Richard Armitage).
Il paragone con "Il Signore degli Anelli" è d'obbligo: lì Jackson
dirigeva un kolossal epico basato su un libro di più di mille pagine,
dimostrando di non avere la minima padronanza tecnica del mezzo
cinematografico: ritmo altalenante, costruzione delle scene zoppicante,
dialoghi orrendi ed enfasi messa a caso rendevano difficile apprezzare
la grandezza della produzione, nonchè impossibile appassionarsi davvero
alle vicende narrate.
Il rischio di bissare gli errori commessi in
precedenza anche con questo nuovo capitolo sembrava, sulla carta,
scontato: "Lo Hobbit" è una storia molto più semplice e lineare, poco
spettacolare sopratutto nella prima parte, ossia quella che viene
trasposta in questo "Un Viaggio Inaspettato"; per fortuna Jackson riesce
a stupire: li dove "Il Signore degli Anelli" falliva, "Lo Hobbit"
trionfa; la regia dell'autore neozelandese si fa finalmente, e per la
prima volta in 25 anni di carriera, sicura e precisa: le scene sono
impostate in modo plastico, poco viene lasciato al montaggio, i dialoghi
sono scritti bene (pur non essendo eccezionali) e il ritmo, sia delle
singole scene che della narrazione in toto, è fluido, mai troppo veloce,
nè troppo lento (sebbene l'incipit con un triplo prologo sia un pò
troppo barocco). Azzecate anche le scelte estetiche, una su tutte il
flashback con la battaglia di Moria, dall'impostazione squisitamente
pittorica, sottolineata da un ralenty che deve molto a Snyder, ma che
per fortuna riesce a non essere troppo pacchiano.
La riuscita
dell'opera si deve però anche al solido lavoro svolto in fase di
sceneggiatura: infischiandone (finalmente) del purismo dei fans della
controparte cartacea, Jackson e gli sceneggiatori (tra i quali figura
anche Del Toro) decidono di allungare la storia di base, inserendo
passaggi inediti, tratti, come detto, dall'appendice de Il Signore degli
anelli o addirittura inventati ex novo; così facendo la narrzione viene
spezzata, si fa meno lineare, più avventurosa ed eipica, decisamente
coinvolgente; ottima, infine, l'idea di inserie un villain vero e
proprio (che nella triologia precedente mancava): Uzog, l'orco bianco,
arcinemico di Thorin; i due duellano in più parti del film, regalandoci
scene dal forte impatto estetco ed emotivo.
Jackson, dunque riesce
in una duplice impresa: ridare dignità filmica agli scritti di Tolkien e
dimostrare di aver raggiunto (finalmente) la padronanza del mezzo
cinematrografico; sperando, sempre, che non decida di perderla
nuovamente con i successivi "La Desolazione di Smaug" e "Andata e
Ritorno".
EXTRA
Uzog l'usurpatore, l'orco bianco, cavalcatore
del mannaro albino, signore di moira, cavaliere del lavoro, presidente
del consiglio dei ministri e pitipimm e pitipom ritrova il fratello
gemello dal quale era stato meschinamente separato alla nascita......
KRATOS!
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