(Nihon no yoru to kiri)
di Nagisa Oshima
con: Miyuki Kuwano, Fumio Watanabe, Masahiko Tsugawa, Hiroshi Akutagawa, Kei Satô.
Giappone (1960)
Il '68, le proteste degli studenti e degli operai e tutto ciò che hanno
comportato, sono da sempre un terreno fertile per il cinema europeo; In
Giappone, dove le proteste studentesche iniziarono già dalla metà degli
anni'50, l'argomento è stato più volte portato in scena nel corso degli
anni; tuttavia, solo Oshima Nagisa è riuscito a darne un quadro
fortemente contestatorio e al contempo completo e chiaro anche per lo
spettatore occidentale.
Uscito in contemporanea a "Il Cimitero del
Sole" e al capolavoro "Racconto Crudele della Giovinezza", "Notte e
Nebbia del Giappone" è il film più politico e, al contempo, più cinico
di Nagisa, con cui il grande autore nipponico realizza un feroce
ritratto della politica extraparlamentare di estrema sinistra
dell'epoca.
Il regista, da sempre militante nei movimenti
studenteschi, arriva, dopo anni di attività, ad una conclusione
definitiva: la rivoluzione chiamata a gran voce negli anni'50 non è mai
avvenuta, nè avverrà mai; questo perchè i militanti dei movimenti
rivoluzionari e pararivoluzionari altri non erano che degli scapestrati
buoni a nulli che nel corso degli anni sono stati ossorbiti e
ammaesstrati da quella classe borghese che inizialmente tanto
contestavano; tutti i personaggi del film rappresentano un modello di
rivoluzionario dell'epoca: dai più accaniti ai meno convinti, fino a
quelli più distaccati, categoria cui apparteneva lo stesso regista, il
quale, quindi, arriva a contestare anche il suo modo di porsi verso
l'argomento; il fallimento del movmento rivoluzionario va cercato, oltre
che nella mancanza di organizzazione, anche in altri fattori; primo fra
tutti la dipendenza dello stesso dalla classe che voleva abolire: più
volte si vedono gli pseudo contestatori prendere ordini da professori o
comunque da figure autoritarie che in teoria dovrebbero ostracizzare;
inoltre le loro teorie si limitano solo ad una folle pars destruens:
distruggere il sistema per distruggere il sistema, senza avere idee
effettive su come cambiare i valori che andrebbero così persi. In
pratica, quello che in Occidente assumerà le forme del sessantottismo
viene demolito da Nagisa fin dalle fondamenta.
L'iconoclastia
politica diviene in mano all'autore anche perfetto controaltare per la
sperimentazione stilistica: il film comincia in medias res durante una
festa di matrimonio, con i protagonisti alle soglie dell'età adulta, per
strutturarsi poi con una serie di flashback; nelle parti ambientate
durante gli anni di militanza, Nagisa usa di nuovo la camera a mano per
seguire i personaggi, mentre la parte del matrimonio viene messa in
scena con una serie di piani sequenza, spezzati di volta in volta, i
quali culminano in una serie di immagini decontestualizzate (fondo nero e
luci flash) per introdurre i singoli flashback; il risultato è
affascinante ed elegante: alla staticità del passato, l'autore
preferisce ancora un forte dinamismo che, questa volta, si fa più
elegante e meno schiettamente provocatorio.
Il risultato è, quindi,
una pellicola affascinante e, sopratutto, importante: le accuse che
l'autore muoveva più di cinquant'anni fa alla politica sono
drammaticamente attuali e la sua riflessione distruttiva ha anticipato
di ben sette anni quella (altrettanto attuale) di Jean-Luc Godard de "La
Cinese", altro grande capolavoro della Nouvelle Vague.
Nessun commento:
Posta un commento