lunedì 18 febbraio 2013
Racconto Crudele della Giovinezza
Seishun zankoku monogatari
di Nagisa Oshima
con: Yûsuke Kawazu, Miyuki Kuwano, Yoshiko Kuga, Fumio Watanabe, Shinji Tanaka.
Drammatico
Giappone (1960)
Il 15 Gennaio scorso, nel silenzio dei media specialistici e non, si è spento, dopo più di 10 anni dal ritiro dalle scene, Oshima Nagisa (o Nagisa Oshima, come era conosciuto in Occidente), pilastro del cinema nipponico nonchè grande autore di culto. Dotato di una forte personalità politica e di uno spiccato senso estetico, Nagisa è riuscito a rivoluzionare il cinema nipponico destrutturandolo dalle fondamenta, imponendosi fin da subito come apriprista di una Nouvelle Vague orientale che, coeva a quella europea, avrebbe cambiato il senso del media cinematografico in Giappone per gli anni a venire. "Racconto Crudele della Giovinezza", pur non essendo il suo esordio effettivo dietro la macchina da presa, è il film che lo ha portato alla ribalta, anche internazionale, e che mette in chiaro il suo modo di intendere il cinema.
Nella Tokyo delle rivolte studentesche, due ragazzi poco più che adolescenti (Yûsuke Kawazu e Miyuki Kuwano) si incontrano, si amano, si scontrano e, letteralmente, si arrabbattano per tirare avanti, fino alle estreme conseguenze.
L'intento di Nagisa è chiaro fin dalle primissime inquadrature: sradicare la tradizione estetico-stilistica nipponica classica, imposta da Yasujiro Ozu a partire dai primi anni '20, in favore di un cinema più libero e vero; bando, allora, alla macchina da presa raso-terra che inqudra personaggi nel centro dell'inquadratura come se fossero i soggetti di un quadro e via all'uso della camera a mano; i personaggi del film, così, non sono più confinati all'interno di uno spazio (filmico e scenico) chiuso: si muovono in perfetta libertà in esterni veri, location non set, e la mdp è così costretta a seguirli; il risultato è dirompente: sembra di assistere, talvolta, ad una ripresa dal vivo che insegue personaggi reali che si muovono in un contesto vero, non ricostruito; la tradizione nipponica classica (che nel decennio precedente era già stata fortemente ostracizzata da Akira Kurosawa) viene così demolita completamente; il risultato è un racconto "più reale del reale" che permette di entrare da subito nella storia ed appassionarsi alle vicende dei personaggi.
Personaggi la cui caratterizzazione e le cui azioni divengono perno e, al contempo, motore stesso della storia; Kyoshi e Makoto sono due esponenti della post-adolescenza dell'epoca, figure proprie anche della civiltà occidentale: per puro spirito ribelle fuggono di casa e cominciano una difficile convivenza; pur di sbarcare il lunario sono pronti a tutto, dalle piccole truffe alle rapine; vivono ai margini della società: non lavorano, nè partecipano attivamente alle proteste; non hanno ideali, nè idee: tutto quello che conta per loro è la sopravvivenza e l'affetto reciproco; Nagisa si rapporta a loro in modo complesso ed affascinante: non ne condanna apertamente le azioni, lascia che sia lo spettatore a farsi un'idea precisa del loro peso morale; per quanto sbaglino, sembra dire, almeno tentano di fare qualcosa in una società ormai allo sbando; e l'intelligenza dell'autore si disvela del tutto nelle bellisime scene in cui i due protagonisti si confrontano con un uomo d'affari: esponente di una generazione precedente, criticata e combattuta dai più giovani, costui si rivela essere in realtà una figura simile a quella dei due protagonisti, solo più anziana; lo scontro generazionale, così, se da un punto di vista estetico si fa duro e senza compromessi, dal punto di vista contenutistico diviene più morbido e sottile: a differenza di molti suoi coetanei, Nagisa comprende perfettamente il fatto che la generazione precedente non è fatta da soli sfruttatori e cerca di rivelarne gli aspetti migliori, pur non idealizzandola.
"Racconto Crudele della Giovinezza" è, in conclusione, il primo capolavoro di un grande regista, girato più di cinquant'anni fa ma ancora attuale sia dal punto di vista formale che del contenuto.
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