lunedì 18 febbraio 2013
Cloud Atlas
di Andy Wachowski, Lana Wachowski, Tom Tykwer
Con: Tom Hanks, Halle Berry, Jim Broadbent, Ben Whishaw, Jim Sturgess, Hugo Weaving, Doona Bae, Keith David, James D'Arcy, Hugh Grant, Susan Sarandon.
Usa, Germania, Hong Kong, Singapore (2012)
Per quanto possa in apparenza sembrare originale, operazioni simili a questo "Cloud Atlas" sono state già fatte in passato; il tentativo di intessere un racconto epico in grado di toccare più epoche con medesimi personaggi/attori allo scopo di rivelare la trama del fato era già alla base di "Le Cinque Vite di Hector" (1994) e di "Orlando" (1993); il film del trio Wachoski Bros./Tom Tykwer, tuttavia, vuole essere ancora più ambizioso: coprire una porzione di tempo pressocchè sconfinato (dal XIX secolo ad un futuro post-atomico del tutto indeterminato ed individuato solo come "100 e passa anni dopo la Caduta") mediante una serie di personaggi in lotta con il proprio fato/condizione sociale, rappresentati mediante una serie di episodi, ciascuno diretto da uno dei tre registi e differenti dal punto di vista del genere di riferimento; operazione altamente ambiziosa che, tuttavia, riesce solo in parte.
Ogni episodio, come detto, usa un registro diverso: quello ambientato nel XIX secolo è la storia di un'amicizia tra un giovane avvocato ed uno schiavo nelle Galapagos, nel 1936 si ha la storia di un amore impossibile tra un giovane copista ed un vecchio compositore, nel 1972 una giornalista viene coinvolta in un complotto ordito dalla lobby del petrolio, nel 2012 un vecchio editore viene rinchiuso in una casa di riposo e tenta di fuggirne, nel 2144 un'umana sintetica acquista coscienza e tenta di fuggire dalla sua condizione di schiava, infine, più di un secolo dopo la fantomatica "Caduta", un pastore accompagna una bella scienziata verso un'antica e misteriosa costruzione. In ogni episodio ritroviamo i medesimi attori in vesti diversi: talvolta protagonisti, talatra antagonisti o semplici spalle, ecczion fatta per Hugh Grant e Hugo Weaving, sempre nelle vesti di villain, con esiti talvolta esilaranti, come nell'episodio del 2012 dove l'ex V impersona un'infermiera sadica stile "Qualcuno volò sul nido del Cuculo".
Il tema alla base di ogni storia è comunque il medesimo: l'Uomo che lotta contro la propria condizione di partenza per creare un mondo migliore da lasciare alle future generazioni; ogni personaggio si batte strenuamente per raggiungere tale obiettivo: c'è chi cerca di fuggire dalla propria prigione, chi tenta di andare oltre le imposizioni sociali, chi vuole infrangere i tabù, chi combatte per la verità; a cambiare, come detto, è solo il registro stilistico; ed è proprio qui che il film comincia a mostrare i propri difetti: non tutti gli episodi sono riusciti; se quello del XIX secolo e quello del 1936 riescono a cogliere bene, mediante la trama, l'essenza del conflitto tra personaggi e destino (pur essendo fortemente prevedibili), altrettanto non si può dire per gli altri; l'episodio del 2012 vorrebbe essere una commedia leggera e briosa sulla terza età, ma soffre di un umorismo dozzinale e stantio, arrivando ad annoiare dopo pochi minuti; l'episodio del 1972, una spy-story cospirazionistica stile "I Tre Giorni del Condor", invece, riesce ad intrattenere, ma non a coinvolgere davvero visto la poca originalità dell'intreccio; quello "post-atomico", d'altro canto, risulta del tutto insipido nonostante gli echi biblici ed introspettivi; a mettere una vera e propria pietra tombale sulla narrazione ci pensa, però, l'episodio del 2144: ambientato a Neo-Seul, narra le vicende di Sonmi-351, umana artificiale usata come faccendiera in una catena di fast food che dapprima prende coscienza e, dopodicchè, si unisce ad una "resistenza" per combattere il potere; se già le premesse suonano derivative, lo svolgimento del racconto è totalmente prevedibile e, come se questo non fosse già di per sé abbastanza, l'intero episodio altro non è che una scopiazzatura di "2022- I Sopravvissuti" ("Soylent Green" del 1973, citato persino da una battuta nell'episodio del 2012) con un' estetica ed una premessa prese di peso, come al solito, da "Blade Runner"; l'idea, poi, di una resistenza che combatte ad armi spianate contro il governo dei fast food è ridicola, anche perchè lo scenario non è approfondito minimamente: ogni forma di coinvolgimento viene così annullata del tutto.
Il rusulato è quindi un film lungo, in apparenza complesso, ma in realtà estremamaente lineare, che ha il grosso difetto di essere freddo e insipido, a riprova della mancanza di talento del trio di autori, la cui ambizione smodata non consente loro di capire che una storia epica, per essere davvero tale, ha anzitutto bisogno di un minimo di enfasi e di empatia verso lo spettatore.
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