lunedì 18 febbraio 2013

Funny Games



di Michale Haneke

Con: Ulrich Mühe, Susanne Lothar, Arno Frisch, Frank Giering, Stefan Clapczynski.

Austria (1997)


 











"Funny Games" non è solo il film che ha fatto conoscere al grande pubblico il genio di Haneke, ma è, al contempo, anche l'apice della sua poetica ed una delle esperienze più sconvolgenti che uno spettatore possa sperimentare.
La trama è talmente semplice da risultare pretestuosa: due giovani criminali dai modi eleganti (Arno Frisch e Frank Giering) sequestrano una famiglia in vacanza (Ulrich Mühe, Susanne Lothar e Stefan Clapczynski) e si divertono a torturarla fisicamente e, sopratutto, psicologicamente.




Per tutta la durata del film Haneke gioca con il vouyerismo dello spettatore: esso vuole vedere la violenza, ma l'autore puntualmente gliela nega, relegandola rigorosamente fuori campo con suo solito ditacco glaciale; i due killer non hanno personalità: ancora la violenza non ha nè origine, nè scopo; ma qui tutto è basato sulle pulsioni di chi osserva: i due spesso si rivolgono allo spettatore stesso per coinvolgerlo maggiormente nella vicenda e talvolta giustificano le loro nefandezze affermando, letteralmente, che "è ciò che il pubblico vuole vedere"; ma le torture fisiche non vengono mai mostrate e l'effetto è dirompente: lo spettatore non riesce a distogliere lo sguardo e al contempo soffre assieme ai protagonisti poichè è con essi che si identifica; si comncia, piano piano fin dall'ingresso in scena degli aguzzini, ad essere oppressi dalla nostra stessa voglia di vedere, che non viene mai soddisfatta; l'unica vera esplosione di violenza si ha contro uno dei due aguzzini e viene subito magistralmente "cancellata"; l'initento di Haneke, dunque, è palese: lo spettatore è colui che infligge il dolore ai personaggi, i killer sono semplici strumenti della sua psiche; il regista altro non è che il filtro che si frappone tra la vicenda e lo spettatore e che decide di non soddisfare il suo sadismo con l'unico scopo di stuzzicarne ancora di più la sua vena scopofila; e alla fine della visione si resta esterrefatti dalla carica di cattiveria che si infligge ai personaggi.




Magistrale è anche il modo con cui Haneke lega para-narrativamente "Funny Games" al precedente "Benny's Video": nei panni del padre di famiglia troviamo il compianto Ulrich Mühe (qui alla sua ultima collaborazione con il maestro austriaco, nove anni prima del successo internazionale de "Le Vite degli Altri"), lo stesso attore che interpretava il padre di Benny; uno dei due killer, il più sadico, è interpretato da Arno Frisch, lo stesso attore che dava il volto a Benny; è come se il giovane ragazzo fosse ora cresciuto: la sua violenza si è fatta più radicale e allo stesso tempo sottile ed ha deciso di "tornare in famiglia" per continuare a divertirsi.

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