lunedì 18 febbraio 2013

71 Frammenti di una Cronologia del Caso


71 Fragmente einer Chronologie des Zufalls
 

di Michale Haneke

Con: Gabriel Cosmin Urdes, Lukas Miko, Otto Grünmandl, Anne Bennent.

Drammatico

Germania, Austira (1994)

 










Due anni dopo "Benny's Video", Haneke torna a sezionare la società occidentale odierna con il suo sguardo affilato; questa volta, però, usa un racconto corale, con più personaggi e punti di vista, e si basa su fatti realmente accaduti: una sparatoria in una banca commessa da un ragazzo qualsiasi senza alcun movente effettivo.



Con una narrazione cronologica, Haneke introduce tutte le persone presenti sul luogo della strage, ne evidenzia la psicologia mediante la loro quatidianità; il quadro che ne emerge è quello di un'uminità del tutto priva di punti di riferimento: ognuno cerca di sopravvivere, ma non ci sono ambizioni nè speranze per il futuro; tutto quel che conta è il presente; un presente afflitto, come detto, da mancanza di punti di riferimento: la politica esiste solo sotto forma di notiziari di guerra ripetuti all'infinito e la religione entra nella vita del ragazzo che commetterà la strage solo sotto la forma di un videogioco che sviluppa per passatempo; ecco dunque che, nel finale, questi personaggi alla deriva si ritrovano in un unico ambiente e la loro monotonia viene spezzata dalla sparatoria stessa; ma se nel precedente "Benny's Video" le cause della violenza erano presenti e precise, qui sono del tutto assenti: con un distacco glaciale, Haneke mette in scena la banalità del male e la sua totale assurdità, riuscendo di nuovo a spiazzare.



Se le vite dei personaggi sono tra loro intersecate, il genio dell'autore, questa volta, sta nella frammentazione totale del racconto; fino all'ultima scena, il montaggio è completamente spezzato: stacchi lunghi separono ogni scena e quindi ogni personaggio, a sottolineare il distacco dell'autore rispetto alla materia e la distanza siderale che separa le persone; il racconto filmico viene così totalmente frantumato: come il titolo enfatizza, la storia diviene un collage di piccole storie, appunto 71, volte a ricostruire una cronologia del caso, ma anche casuale, poichè la strage finale non è predetermina, nè annunciata in nessun modo.
In sisntesi: Haneke si conferma un grande regista, capace di plasmare a suo piacimento il mezzo cinematografico e di guardare al presente con uno sguardo cinico ma veritiero.

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