lunedì 18 febbraio 2013
John Dies at the End
di Don Coscarelli
con: Chase Williamson, Rob Mayes, Clancy Brown, Paul Giamatti.
Fantastico/Commedia/Demenziale
Usa (2012)
Don Coscarelli è una figura singolare nel panorama del cinema fantastico americano: a partire dagli anni '80 crea la saga di culto "Phantasm" che prosegue personalmente con quattro capitoli fino al 1998; nel decennio successivo è artefice di uno dei pochi veri film di culto del cinema underground degli anni'00, quel "Bubba-Ho-Tep" la cui carica demenziale e al contempo malinconica lo rende impossibile da non amare. Dopo dieci anni di silenzio (se si esclude la regia del primo episodio della serie tv antologica "Masters of Horror" nel 2006), Coscarelli torna dietro la macchina da presa regalandoci un'altra pellicola horror-demenziale, talmente stralunata da essere impossibile da catalogare.
La trama è contorta e folle al punto che, semplicemente, non può essere raccontata a parole: immaginate un mix tra il migliori romanzi di Philip K.Dick, le peggiori visioni del Croneneberg degli anni '80, echi lovecraftioni, Ghostbusters e visioni dall'Apocalisse di San Giovanni, il tutto filtrato attraverso pesanti dosi di lsd andata a male; tutta la pellicola è un rincorrersi furioso di teste che esplodono, allucinazioni lisergiche, profezie nucleari, mostri striscianti, cani impazziti, profeti rasta, humor stile Troma et similia; e Coscarelli si mostra abilissimo nel raccontarlo: non c'è nessun vero autocompiacimento nella sceneggiatura, nemmeno quando si scade nell'umorismo pecoreccio; le disavventure dei due protagonisti, così, coinvolgono fin da subito: si ride, ci si diverte e si resta spiazzati dalla genuina follia imperante fin dal prologo; l'ora e quaranta di durata, in pratica, vola che è una meraviglia. Peccato però che l'autore a tratti non riesca a convincere nella messa in scena: la fotografia usa colori troppo poco aluccinati per quello che, di fatto, è un gigantesco trip psichedelico e le visioni distorte e folli talvolta sono frustrate da una costruzione della scena non eccellente; un esempio su tutti è dato dalla scena in cui Dave, il protagonista, arriva nella rulotte del rasta e vede una sorta di televisore vivente: con una gestione del ritmo e dell'inquadratura migliore sarebbe potuta divenire una scena da antologia.
"John Dies at the End" è, in definitiva, una pellicola piacevole e divertente, scanzonata ed autoironica, anche se non memorabile; ci si diverte e non si viene "perculati" grazie alla mancanza di pretese: pregi che nell'odierno panorama del cinema fantastico americano valgono come l'oro.
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